STEFANO DELACROIX
"RIBELLI"
© è 1994 Hobo - Sony Music
1 - Ribelli (Cazzato)
2- Quelli della mia generazione (Cazzato)
3- Emozione di un solo istante (Cazzato)
4- Ghetto (Cazzato)
5- Non è stato facile (Cazzato- Locasciulli - Cazzato)
6- Ti venderò l'anima (Cazzato)
7- Non so più dove sei (Cazzato)
8- Forse lei (Cazzato)
9- Ti faccio vedere il cielo (Cazzato)
10- Ho bisogno di te (Cazzato
11- Per quelli come noi (Cazzato)
STEFANO DELACROIX
"LA LEGGE NON VALE"
è 1998 Hobo - Sony Music
1 - La legge non vale (Cazzato)
2- Scrivilo sulla pelle (Cazzato)
3- Un ragazzo di strada (Tucker - Mantz)
4- Che fine farò (Cazzato - Locasciulli - Cazzato)
5- Nessuno pianga (Cazzato)
6- Apri le tue braccia (Cazzato)
7- Qui per un istante (Cazzato)
8- Un cuore nel petto (Cazzato)
9- Polvere e sogni (Cazzato)
10- Fiore assassino (Cazzato)
11- Dentro e fuori (Cazzato)
12- Codo giù (Cazzato)
13- Esiste un angelo (Cazzato)
"LA LEGGE NON VALE"
Stefano Delacroix è alla sua terza esperienza discografica.Alla fine degli anni ottanta è il frontman di una garage band (" The Act ") con cui incide per una "Indie" (Toast) l’album "Dreams aren’t useful ".
In veste di vocalist partecipa alle attività sperimentali e d’avanguardia dei migliori gruppi rock dell’area tarantina, fino all’incontro nel 1993 con Mimmo Locasciulli che ne diventa il produttore.
Nel 1994 viene pubblicato "Ribelli", primo album solista.
Nel 1995 figura tra gli Artisti ospiti di "Uomini" di Locasciulli, con il quale canta il brano "Una vita elementare".
Nell’autunno dello stesso anno Alessandro Haber incide il suo album d’esordio "Haberrante" in cui inserisce la canzone "Che fine farò" composta da Delacroix e da Locasciulli e riproposta in questo album nella sua versione originale.
A più di tre anni dal precedente "Ribelli", dunque, la Hobo pubblica il nuovo CD di Stefano Delacroix, "La legge non vale".
Già i titoli degli album di questo giovane rocker tarantino sono indicativi del mondo poetico che egli esprime su una tessitura musicale a metà strada tra ballad e duro rock urbano, con prevalenza di questo secondo aspetto, esasperato talvolta ai limiti estremi del disagio metropolitano.
Delacroix respira l’isolamento sociale e culturale dei giovani di oggi, soprattutto di quelle fasce segnate da una sorta di emarginazione storica, da quella condanna infernale che divarica inesorabilmente l’esistenza dei ragazzi sbandati di un sud sempre più disoccupante da quella forse più assolvibile dei giovani settentrionali, tutti comunque espressione di una incompiutezza esistenziale che segna amaramente il loro vivere.
Chi però dovesse aspettarsi un atteggiamento di rassegnazione o di sterile nichilismo, si troverebbe smentito alle prime note di questa musica violenta e tenera, tutta permeata dal rifiuto determinato di ogni sconfitta, dalla esigenza di un riscatto umano prima che politico e dalla difesa tenace dell’autonomia delle scelte, degli errori e delle conquiste dei ragazzi di fine millennio.
Non uno spettatore passivo sul palco della vita, dunque, e nemmeno il velleitario profetico predicatore degli stereotipi cantautorali, ma un cantore sensibile e testimone di un tempo che segna, passo dopo passo, la sua consapevole partecipazione all’urlo collettivo. (1998)