"VIAGGIO IN ITALIA"
con Paolo Capodacqua
ã è
1998 Hobo - Sony Music
1 - L'amore ai tempi del fascismo (Lolli)
2- Ho visto anche degli zingari felici
(Lolli)
3- L'amore è una metamorfosi
(Lolli)
4- Aspettando Godot (Lolli)
5- Non conosco sorrisi (Capodacqua)
6- Michel (Lolli)
7- Vorrei farti vedere la mia vita (Lolli
- Capodacqua)
8- Keaton (Lolli- Guccini - Lolli)
9- L'isola verde (Lolli)
10- Io ti faccio del male (Lolli
- Capodacqua)
11- Come Fred Astaire (Capodacqua)
12- Viaggio (Lolli)
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VIAGGIO IN ITALIA
Quando hanno
proposto a mio fratello Paolo Capodacqua e a me di registrare il concerto
che da anni facciamo "viaggiare in Italia" (da Bolzano a
Reggio Calabria, isole comprese), abbiamo accettato con entusiasmo.
E’ uscito invece questo disco "strambo": non un disco dal
vivo, ma completamente realizzato in studio, con canzoni inedite,
rivisitazioni del repertorio precedente ed alcune piccole perle che
Paolo regala al pubblico ogni sera, con tenace modestia e grande successo.
E’ un viaggio in un’ Italia a volte cupa e tormentata, a volte limpida
e progettuale, sempre però attenta e critica. Un viaggio che
non sarebbe mai arrivato al porto del CD senza la stima e l'affetto
di "capitani coraggiosi" come Flavio, Maurizio e Mimmo che
cito, per intimità, solo per nome ed in rigoroso ordine alfabetico.
Più che a Paolo e a me, è a loro che si deve questo
lavoro. Del resto l’affetto, ai tempi del fascismo, è merce
rara e preziosa. Però: "nessuno si senta escluso".
Esiste ancora.
Con queste parole Claudio
Lolli presenta "Viaggio in Italia", il suo nuovo album prodotto
da Mimmo Locasciulli.
Scarno ed essenziale,
come del resto siamo abituati a conoscerlo, Lolli sintetizza in poche
frasi quello che, invece, è il frutto di un lungo e coerente
confronto con il pubblico dei teatri, delle arene e delle piazze di
tutta Italia, in cui ormai da anni si presenta con il solo Paolo Capodacqua,
fedele compagno di viaggio, chitarrista e coautore in molte recenti
composizioni.
Il progetto iniziale
effettivamente prevedeva la realizzazione di un album "live"
nudo e crudo, quasi un’ arte povera applicata ai moduli musicali e
alle tessiture poetiche che, nel corso degli anni hanno determinato
l’inconfondibile stile del cantautore bolognese.
Negli incontri programmatici
che Lolli e Capodacqua hanno avuto con Locasciulli, si è fatta
strada invece l’ipotesi più impegnativa di realizzare un album
che contenesse parte dell’abituale repertorio presentato nei concerti,
oltre che le nuove composizioni (che alla fine sono diventate cinque),
testimonianza diretta di una ulteriore e continua crescita artistica.
Lolli stupisce per la
capacità che ha di portare la sua lucida analisi dell’umano,
del sociale e del politico a livelli altissimi di poesia, letta e
raccontata con quella sua voce quasi distratta o lontana, pur tuttavia
intensa e coinvolgente, inequivocabilmente identificabile.
Egli continua a schierarsi
dalla parte dei non allineati, dei non omologati, della "gente
lontana dal traguardo" con una partecipazione totale e definitiva.
La sua musica è
la colonna sonora della quotidianità che si afferma nelle lotte,
nei valori, nella solidarietà e nel riscatto, senza l’enfasi
pomposa dei comizianti, senza la sterile protervia degli oratori e
dei censori di professione.
Tutto il suo bagaglio,
tutto il suo particolarissimo mondo vengono in questo album sottolineati
dagli arrangiamenti e dalla produzione di Mimmo Locasciulli che probabilmente
ne ha saputo cogliere le sfumature più significative senza
peraltro stravolgerne il "modo".
Alcune storiche canzoni
("Aspettando Godot" e "Keaton", quest’ultima conosciutissima
nella versione di Francesco Guccini) sono state rivisitate aggiungendo
una abbondante dose di ironia; altre ("Michel", "L’isola
verde", "Ho visto anche degli zingari felici", "Viaggio"
e "Io ti faccio del male") sono state vestite dagli abiti
nuovi di una orchestrazione sensibile ed efficace, con il risultato
di una ulteriore valorizzazione dei già profondi contenuti.
Perle nelle perle sono
le presenze di Ambrogio Sparagna all’organetto in "Aspettando
Godot" e di Andrea Carpi, indiscusso maestro del "finger
picking", in "Michel" e in "L’isola verde".
Dei cinque inediti,
tre sono splendidamente interpretati da Claudio Lolli ("L’amore
ai tempi del fascismo", "L’amore è una metamorfosi"
e "Vorrei farti vedere la mia vita"), gli altri due ("Non
conosco sorrisi", dedicata al fratello maggiore di Ignazio Silone,
e "Come Fred Astaire") da Paolo Capodacqua che, alla sua
primissima esperienza discografica, riesce ad imporre tutta la sua
padronanza del mestiere di cantautore. (1998)